4.
Lettera di Nino Costa a Cecilia Howard

17 marzo 1884
Roma 17 Marzo 1884
Cecilia Carma Amica e Collega
Grazie della premura che ha per noi, e di averci scritto quelle due buone lettere, e brave.
La Tonina va meglio e sta riprendendo forza. La Signora Dorr 1 che ha voluto occupare ogni angolo del quartiere Costanzi da Loro lasciato, ha anche voluto dirci quasi circondarci della stessa amicizia che loro hanno per noi e così è venuta tutte le mattine a prendere la Tonina per portarla a passeggiare in campagna o alla Villa Celimontana, e ciò ha molto giovato alla povera debolona 2.
Mi faceva molto piacere quando io andava a vederla rivedere quei stessi mobili la stessa camera che avrebbe dovuto bruciare e sopra al caminetto i soli ritratti del suo Papà e Mamà.
Gran peccato che il semidio Eolo non sia più educato degli uomini in Inghilterra: si vede che il mondo ha molto migliorato dall’antichità; e mentre oggi nel suo bel paese rispettano tanto gli alberi, un forsennato d’un vecchio Dio gli rovescia e gli schianta. E per me che sono un vecchio asino che non conosce la lingua dei suoi migliori amici, quegli alberi che entravano un poco, tra i personaggi amici, mi pareva che parlassero la mia lingua quando mossi dal vento tentennavano la testa mormoravano le foglie, e quando ricchi di foglie fino a terra strisciavano le loro ombre sul tappeto verde come signora che è pronta andare a festa.
Siamo franchi, noi due, già che siamo Colleghi, e fummo compagni nel giardino e felici perché il popol sovrano non poteva entrare; già se veramente il popolo è un Sovrano conviene canzonarlo un poco. A me veramente, lo confesso piace di canzonare alquanto i Sovrani, se non fosse altro per non essere compreso tra la moltitudine che li adula, ma torno a bomba, la mia franchezza sta in ciò che Le voglio spifferare; francamente; lo dico? L’arte nostra, è aristocratica.
Ed ecco Papà che per uno scopo artistico filantropico per una seconda volta da il braccio alla Signora Aristocrazia rappresentata dal Principe di Galles. Ma non vorrei che la Cara Maria mi prendesse in poca simpatia l’arte. Voglio spiegarmi meglio.
Io credo che l’arte è fatta di democrazia che ha sentimenti nobili, e squisiti, ed amore grande, della natura del vero, e del giusto, per uso della Aristocrazia; è una mano che si danno scambievolmente tra la democrazia di sentimenti elevati che sta in intimo contatto della natura e della umanità, e l’aristocrazia distratta, o soverchiamente occupata.
Mi dispiace che non sia ancora giunta la cassa dei quadri e quella dei bronzi; è più di un mese che è stata spedita l’una e l’altra. Spero che Papà mi vorrà esporre i due quadri che sono dentro, più la Primavera 3 ed un quadretto del Circeo del Sig.S.Brooke 4, i quali ultimi spedirò.
Tante cose a Carlo 5 per la sua festa; auguriamo a Lui buona salute e poco Colleggio(sic).
Tanti (?) a Papà a Mamà alla Maria ed ai cari bambini per parte nostra e stringendo la mano alla cara Collega e Compagna mi segno di Lei
Devotmo Amico
Giovanni Costa
1. E’ citata in due lettere di Costa a George Howard datate 1877 e 1878 (Castle Howard Archives). Era allieva di Costa e proprietaria di un ritratto che Costa fece della moglie Tonina.
2. Maria Antonia (Tonina) Miniati, moglie di Costa dal 1870, soffriva di una malattia reumatica.
3. Primavera celimontana, nota anche col titolo San Giovanni Laterano (Castle Howard, York, Inghilterra. Cfr. A.Brisby, in Da Corot ai macchiaioli al simbolismo. Nino Costa e il paesaggio dell’anima, catalogo della mostra a cura di F.Dini e S.Frezzotti, Castiglioncello Centro per l’arte Diego Martelli, 19 luglio-1 novembre 2009, pp.226-227). Fu l'unica opera di Costa esposta alla mostra estiva della Gosvenor Gallery nel 1884 (West Gallery, n.10).
4. Monte Circeo dopo calato il sole (cfr. lettera di Costa a George Howard del 23 marzo 1884, Castle Howard Archives).
5. Charles James Stanley (1867-1912), secondogenito di George e Rosalind.