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10.
Lettera di Nino Costa a Cecilia Howard
Senza data (primavera 1889) |
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[primavera 1889]
Carma Cecilia
Ho ricevuto la bella epistola tanto cara quanto corretta. Sentivo veramente la necessità di notizie dei miei migliori amici che abbia al mondo.
Son veramente contento che Papà monti così vigorosamente sulla breccia con forbite armi; ma non so se valga la pena di conquistare la cittadella del favoritismo; per me credo che il Palatino entrerà nell’Accademia, ed avrei gran piacere di vedere che effetto fa la casta pittura tra quei vecchioni. E quanto son contento che la cara Cecilia lavori in arte alla quale auguro sanità di corpo, pari a quella della mente; il sapere di avere una Collega in arte quale è Lei, mi rialza lo spirito, mi da la pace. Riguardo a me, da che son tornato dall’Inghilterra 1, ho terminato il quadro dell’Acqua Acetosa che ho spedito per essere esposto alla Nuova Galleria 2; ho finito il Principio delle Paludi Pontine 3, ho tutto ridipinto Virginia di Monte Luce 4 ho terminato uno studio di testa, ed alla fine di questo mese spero che potrò spedire la Virginia per la nuova Galleria che manca degli ultimi tocchi; ma quanto è difficile dire a se stesso: questo quadro è finito!!
Il sentimento che ci fa iniziare un opera(sic), lo studio che ci fa acquistare la coscienza, e la coscienza di noi stessi, non basta a farci fare basta, ed a contentarci. Gli antichi avevano un dato compito una formula che cercavano di generazione in generazione ma da noi vogliono lo specchio del sentimento individuale, ed allora come fermarsi dove fermarsi? Da ciascuno di noi vogliono che sia un Adamo pittore; e forse Adamo avrebbe potuto fare la Creazione dell’uomo che è salvato della Cappella Sestina(sic)? Manco per sogno.
Sono contento che il Babbo si stringa sempre più con gli Etruschi e diventi amico di Mastro Corbett 5, basta che uno dia coraggio all’altro.
My ladi(sic) Cecilia questa lettera la principiai credo dodici giorni fa dopo ho avuto un forte attacco di artrite che mi ha impedito di seguitare; la Tonina è stata colta da male alla gola ed ancora guarda il letto quantunque abbia migliorato, il povero Joacchino siamo stati in pericolo di perderlo, la Luigina ed un altra(sic) donna che tenevamo se ne sono andate per aprire bottega. Ho passato un brutto momento.
La Mamma vincerà la battaglia quantunque abbia qualche piccolo scacco. Nei momenti disgraziati penso a Lei, al suo coraggio, al suo spirito alla pazzienza(sic) impreveduta alla purezza dei suoi intendimenti.
La prego di porgere i nostri amori al Babbo e alla Mamma ed a tutti i Fratellini e Sorelline per noi e di credermi di Lei devotmo Amico |
Giovanni Costa |
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PS Ho spedito le medaglie di Papà a Palace Green 6. Ho anche spedito la mia figura verde alla Nuova Galleria 7 |
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1. |
Tra novembre e dicembre visitò Naworth e Castle Howard; s’incontrò a Londra con Frederic Leighton e William Blake Richmond (1842-1921) (cfr. O. Rossetti Agresti, Giovanni Costa, Londra 1904, pp.254-256). |
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2. |
Si tratta della New Gallery, fondata da Joseph Comyns Carr e Charles Hallé nel 1887 e inaugurata nel 1888. Alla seconda mostra estiva del 1889, Costa espose Virginia De Monti, Giergio Perugio (sic. North Room, n.138) e Campagna romana, near Acqua Cetosa (South Room, n.192). |
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3. |
First steps on the Pontine Marshes, esposto alla New Gallery nel 1891 (Fourth Summer Exhibition, n.172) e nel 1892 (Autumn Exhibition, n.46). Noto anche con il titolo Sotto il Soratte (E.Cecchi, Nino Costa, in “Dedalo”, marzo 1922) e Coeli ennarrant gloriam Dei (O. Rossetti Agresti, Giovanni Costa, 1904, ripr. tra pp. 76 e 77), fu venduto da Agnew's a Douglas Freshfield nel 1894. |
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4. |
Si tratta sempre di Virginia de Monti, Giergio Perugio. Fu descritto nel catalogo illustrato: “A girl in green dress, with a basket of green foliage on her head” (H.Blackburn, New Gallery Notes, 1889, p.40, n.138, ripr.. 140x70 cm. |
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5. |
Matthew Ridley Corbett (1850-1902), seguace di Costa. |
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6. |
1, Palace Green, la residenza londinese degli Howard. |
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7. |
Virginia de Monti – vedi nota 4. |
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