Benché la stessa veduta fosse stata raffigurata da Costa in alcune opere giovanili, il ritorno su questo motivo della costa laziale, dopo anni di ricerca pittorica e riflessione teorica, ora risente più di meditazione contemplativa che d’indagine analitica. Il punto di osservazione è abbastanza lontano da consentire un obiettivo distacco dal soggetto stesso e, nella distensiva stesura di colori, favorisce l’interpretazione sognante che si ritrova frequentemente negli ultimi lavori di Costa. Infatti, a quest'aura simbolista partecipa anche Bocca d'Arno (già Peter Nahum, Londra, vedi Da Corot ai macchiaioli al simbolismo. Nino Costa e il paesaggio dell’anima, Castiglioncello Centro per l’arte Diego Martelli, 19 luglio-1 novembre 2009, pp. 240-241, n.70, ripr.), databile al 1895 circa e delle stesse precise dimensioni della Veduta di Nettuno all'alba con barche da pesca. In tutte e due le opere predomina la preoccupazione di una sintesi cromatica, indice, forse, di un'attenzione all'opera di James Whistler, che Costa aveva incontrato durante i suoi soggiorni londinesi, specie nella frequentazione della Grosvenor Gallery. |