O. Rossetti-Agresti, Giovanni Costa. His life, work and times, Londra 1904, pp.112-113.
E. Somaré, Storia dei pittori italiani dell’Ottocento, Milano 1928, vol.2, tav.17. |
Alla fine di un soggiorno in Inghilterra nel 1863, Costa si trasferì con George Mason a Parigi, dove rimase per qualche tempo dopo il ritorno dell'amico inglese in patria. A Fontainebleau fece degli studi a Mare aux feès, Gorge aux loups e in altre località pittoresche, soste che un fascino misterioso rese d'obbligo per turisti e artisti (cfr. L. Dahlberg, Da Corot a Monet. La sinfonia della natura, Roma Complesso Monumentale del Vittoriano, 6 marzo-29 giugno 2010, p.316). Due di questi studi rimasero nello studio di Costa: “Uno rappresenta delle querce ...E' estate, con tutto il ricco colorito di quella stagione; ma si tratta di un'estate francese, non italiana. E questa è anche l'impressione che ci lascia l'altro studio, notevole per un senso di spazio e atmosfera, in cui si avverte subito l'importanza del primo piano nel conferire carattere a questo tipo di paesaggio. I campi coltivati, divisi in macchie di verde chiari e scuri, in cui le contadine curve sul lavoro costituiscono il motivo che colpisce l'occhio, complementato in questa istanza dalle masse scure degli alberi in secondo piano, e dalle colline boscose bluastre sull'orizzonte, che in un paesaggio italiano, staccate da un ardito contorno dal cielo azzurro o dorato, avrebbero subito richiamato la nostra attenzione, costringendo i primo piano a defilarsi come contorno di dettagli secondari” (O. Rossetti Agresti, Giovanni Costa. His life, work and times, Londra 1904, pp.112-113). La descrizione del secondo dipinto calza perfettamente con Campagna francese, in cui una sensazione di presa diretta dal vero si esprime attraverso una risoluzione molto plastica dei motivi della composizione, senza nulla concedere alla piacevolezza superficiale. A Chailly e Marlotte, dove Costa soggiornò, si erano formate delle vere e proprie colonie di artisti, ed è qui che la pittura “en plein air” fu praticata per la prima volta da alcuni dei futuri Impressionisti (N. Lübbren, Rural Artists' colonies in Europe. 1870-1910, Manchester 2001, p.78). |