Mario Sironi
(Sassari, 1885 – Milano, 1961)

Abbandonati gli studi d’ingegneria al Politecnico di Roma, Sironi s’iscrive all’Accademia di Belle Arti e frequenta Giacomo Balla e l’ambiente simbolista romano (1903-1904).
Si stabilisce definitivamente a Milano attorno al 1914 e l’anno seguente si associa al gruppo dei Futuristi, arruolandosi anche nel Battaglione Lombardo Volontari Ciclisti e Automobilisti. Nel 1919 sposa Matilde Fabbrini: nasceranno Aglae e Rossana. Aderisce al “Novecento” primeggiando fin dalla prima mostra alla Galleria Pesaro di Milano (1923). Con il gruppo partecipa alla Biennale di Venezia nel 1924, alla prima mostra del “Novecento italiano” a Milano nel 1926.
Dal 1927 al 1929 espone le sue opere a Ginevra, Zurigo, Firenze e Parigi. Nel 1929 si lega a Maria Alessandra Costa. Accosta la sua attività di pittore a quella d’illustratore, scenografo, grafico e critico d’arte.
Negli anni Trenta si dedica alla pittura murale ed esegue grandi cicli celebrativi pittorici, specialmente a Milano per la V Triennale d’arte (1933) e per il Palazzo del Popolo d’Italia (1939).
Negli anni Quaranta ritorna alla pittura da cavalletto, arricchita dall’esperienza metafisica, scenografica e murale. Una forte depressione, causata dalla tragica morte della figlia Rossana nel 1948, si ripercuote sul suo lavoro.
Malgrado sia ormai una figura compromessa politicamente, nel dopoguerra Sironi continua a esporre sia in Italia sia all’estero e, nel 1956, viene pubblicata la monografia di Agnoldomenico Pica.