Questa rassegna presenta un piccolo spaccato della vasta produzione sironiana, perché traccia una linea dal suo esordio fino alla fine, senza aspirare alla completezza di una mostra antologica. Ma evidenzia un aspetto del suo lavoro alquanto trascurato: la brillante manualità alla quale affidava le sue poetiche - tragiche, caustiche, a volte comiche – con un’immediatezza sempre efficace, spesso devastante. Sironi, l'artista che sognava composizioni murali di grandi dimensioni, programmate con la precisione di un ingegnere, si avvaleva di supporti cartacei di fortuna, anche di piccole dimensioni: in pochi centimetri tracciava grandi progetti, idee provocatorie e immagini poetiche. I fogli recano sempre l'espressione di una mente dotata di continua ispirazione, una fucina inarrestabile: i disegni cadevano a terra, e Sironi ci camminava sopra, incurante della fragilità del supporto e attento solo al filo del pensiero creativo. Questa sconfinata inventiva trovava espressione in una fantasia tecnica spinta all'estremo, in cui il segno impulsivo conviveva perfettamente con la precisione del tratto. Questa sua versatilità rende Sironi una figura unica.

La mostra ha anche uno scopo commemorativo. A ventitré anni, appena arrivato in Italia, mi sono appassionato di questo pittore, assolutamente sconosciuto in Inghilterra, perché mi sembrava un gigante rispetto agli altri artisti del Novecento di cui si occupavano abitualmente le gallerie private e pubbliche. Per questa ragione, nel 1971 organizzai una mostra di cinquantasei opere di Sironi nella Galleria Sant'Ambrogio, che aveva sede proprio nei locali ora occupati da Hettabretz, grazie specialmente ai generosi prestiti di Gianni Mattioli, Settimio Cinicola, Carlo Foà, Dino Cardarelli e Amedeo Pinottini. Marco Valsecchi scrisse la presentazione del catalogo. Ufficialmente si trattava della celebrazione del decimo anniversario della scomparsa dell'artista, ma in realtà era solo l’occasione per dimostrare pubblicamente il mio giovanile entusiasmo. L'evento ebbe un grosso successo: da una riunione informale durante la mostra tra Raffaele De Grada, Mario De Micheli e Marco Valsecchi, prese forma l'iniziativa della grande antologica di Sironi a Palazzo Reale del 1973. Oggi, dunque, si celebrano contemporaneamente il cinquantenario della scomparsa di Sironi e la mostra del 1971.

Poiché i vecchi amici si rivedono sempre volentieri, in mostra compaiono molte opere che negli anni sono passate nelle mie mani. Una fu esposta nel 1971, altre nelle esposizioni organizzate negli anni Ottanta in collaborazione con Luca Palazzoli e con Marzio ed Elio Pinottini, altre ancora in una mostra allestita da Antonio Braga nella sua galleria di Piacenza. Diverse sono state presentate periodicamente in fiere di antiquariato anche recenti: testimonianze della mia immutata predilezione per l’artista.

La mostra non sarebbe stata possibile senza le opere cortesemente prestate proprio da questi collezionisti. Alla loro generosità, e anche a quella del collega Lodovico Tonelli, rivolgo un sentito ringraziamento. L’ingegner Paolo Bertuzzi mi ha gentilmente reso disponibili i locali di Hettabretz. Sono infine debitore, ancora una volta, ai preziosi consigli di Francesco Meloni.

Paul Nicholls